La «marea nera»
aggredisce
l’alto Garda

di Luciano Scarpetta
La marea di liquami sul fiume Sarca, principale affluente del Garda: dopo l’emergenza è già polemicaLa rottura del depuratore trentino, a monte del lago di Garda: i liquami sono scesi dal fiume al lago Il fiume di liquami nel SarcaUn colore inequivocabile
La marea di liquami sul fiume Sarca, principale affluente del Garda: dopo l’emergenza è già polemicaLa rottura del depuratore trentino, a monte del lago di Garda: i liquami sono scesi dal fiume al lago Il fiume di liquami nel SarcaUn colore inequivocabile
La marea di liquami sul fiume Sarca, principale affluente del Garda: dopo l’emergenza è già polemicaLa rottura del depuratore trentino, a monte del lago di Garda: i liquami sono scesi dal fiume al lago Il fiume di liquami nel SarcaUn colore inequivocabile
La marea di liquami sul fiume Sarca, principale affluente del Garda: dopo l’emergenza è già polemicaLa rottura del depuratore trentino, a monte del lago di Garda: i liquami sono scesi dal fiume al lago Il fiume di liquami nel SarcaUn colore inequivocabile

Il danno ormai è fatto: ora è su cause e soluzioni che si discute accanitamente, dopo lo sversamento nel lago di reflui fognari in seguito alla rottura del depuratore di Arco. DAL FIUME SARCA, che è il principale affluente del Garda, l’inquinamento ha già colpito le spiagge di Riva e Torbole, e ora le autorità trentine stanno valutando di diluire e spingere la chiazza verso sud, portando al massimo il deflusso del fiume e aprendo la galleria Mori-Torbole, per immettere nel lago l’acqua del fiume Adige. Un «risciacquo», è l’ipotesi, che ai bresciani e ai veronesi non sta per niente bene. L’allarme è stato lanciato sabato mattina verso mezzogiorno, quando sul Sarca, a valle del depuratore di Arco, è comparsa una lunga chiazza marrone. Il deflusso nel fiume dei reflui maleodoranti è durato due lunghe interminabili ore prima che i tecnici potessero chiudere la valvola dello scarico. Un tempo nel quale ettolitri ed ettolitri di liquami hanno irrimediabilmente intorbidito le acque del fiume, le foci, la spiaggia e le rive prospicienti fino ovviamente al territorio di Riva del Garda, presentando anche alla vista inequivocabili «detriti biologici in sospensione». Proprio così, è scritto nei verbali ed è sin troppo chiaro: «detriti biologici in sospensione». I SINDACI di Riva del Garda, Arco e Nago-Torbole hanno immediatamente firmato un’ordinanza di divieto di balneazione e di pesca sulle spiagge del territorio di competenza. In pratica partendo da est, dal confine con il Comune di Nago- Torbole in località La Madonnina fino all’estremità Ovest alla spiaggia di Punta Lido. Nella stessa giornata di venerdì gli organismi provinciali sanitari hanno effettuato i campionamenti di rito evidenziando l’«innaturale intorbidimento delle acque» e la persistenza di una situazione di rischio igienico-sanitario per la salute dei bagnanti. Stiamo parlando di coliformi 350 volte oltre il normale. Situazione rimasta ovviamente immutata nelle 48 ore successive, periodo nel quale le acque rimangono costantemente monitorate dai sanitari. Avvisi di divieto di balneazione e di pesca sono stati posizionati su tutta la costa trentino e resteranno fino all’esito degli esami delle acque disposte dall’azienda sanitaria. Non sono ancora note le cause che hanno provocato il grave inquinamento delle acque: secondo le prime ricostruzioni, giovedì e venerdì all’interno dell’impianto di depurazione di Arco si stavano effettuando lavori di manutenzione. TRA LE MISURE adottate per «lavare» più velocemente il fiume Sarca dai liquami e le acque del lago di Garda nella zona trentina, è stata aumentata tra sabato e domenica la portata d’acqua nel fiume. Ipotizzata anche l’apertura straordinaria della famigerata galleria Adige-Garda. Ed è così che l’ennesima crisi mette in evidenza non solo la fragilità dell’ecosistema lago, ma anche le divisioni tra gli enti che lo governano. •

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