Il sindaco in trincea per l’acqua pubblica «Il Tar non ci ferma»

di L.SCA.
Il sindaco Franceschino Risatti
Il sindaco Franceschino Risatti
Il sindaco Franceschino Risatti
Il sindaco Franceschino Risatti

Persa una battaglia, continua la guerra per difendere la gestione comunale dell’acqua pubblica: il Tar ha rigettato il ricorso del Comune di Limone contro l’Ufficio d’Ambito di Brescia per la salvaguardia della gestione in economia dell’acquedotto, ma il sindaco Franceschino Risatti non si arrende e andrà al Consiglio di Stato. I giudici del Tar dicono che il Comune non ha più titolo a continuare nella gestione: questo il verdetto sulla diatriba in corso ormai dall’estate del 2012, quando il Comune deliberò in Giunta e in Consiglio la volontà di gestire direttamente gli impianti idrici, ravvisando una «sproporzione» in negativo tra i servizi offerti da Garda Uno e le tariffe pagate dalla cittadinanza. E ADESSO? Dopo il Tar, il comune di Limone non è per niente intenzionato ad ottemperare: «Abbiamo presentato un nuovo ricorso al Consiglio di Stato - tuona il sindaco Risatti – confidando in un accoglimento delle nostre argomentazioni. In attesa del giudizio previsto nelle prossime settimane, confidiamo anche sull’esito del referendum che dovrà decidere se la gestione del ciclo idrico va aperta ai privati o mantenuta esclusivamente pubblica. La Provincia dovrà convocarlo tra aprile e giugno e vedremo chi avrà ragione: l’acqua deve rimanere totalmente pubblica e per questo qui a Limone non si cede niente». Risatti è apertamente per l’acqua pubblica: «Nello specifico qui da noi in Provincia di Brescia - osserva Risatti - rischieremmo di avere magari i francesi di Vivendi al 49% che decidono e una serie di società pubbliche frazionate tra cui Acque Bresciane. Un po’ come gli Agnelli che continuano a comandare in Fiat con il loro 17%. Ma Limone - conclude il sindaco - non è in vendita e l’acqua deve rimanere ai cittadini». •

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