Da dieci anni
il Garda non era
così assetato

di Luciano Scarpetta
Gli evidenti effetti della siccità su una delle spiagge della sponda bresciana del lago di GardaI livelli del Garda in picchiataLa diga di Salionze in uscita
Gli evidenti effetti della siccità su una delle spiagge della sponda bresciana del lago di GardaI livelli del Garda in picchiataLa diga di Salionze in uscita
Gli evidenti effetti della siccità su una delle spiagge della sponda bresciana del lago di GardaI livelli del Garda in picchiataLa diga di Salionze in uscita
Gli evidenti effetti della siccità su una delle spiagge della sponda bresciana del lago di GardaI livelli del Garda in picchiataLa diga di Salionze in uscita

Siccità senza tregua? Parrebbe di sì, nonostante il breve intervallo di sette giorni fa caratterizzato da qualche temporale purtroppo non risolutivo. Avanti di questo passo il 2017 si avvia a divenire, dopo il 2003, il secondo anno più arido degli ultimi cento anni. Per i livelli del lago non siamo ancora all’emergenza, ma è indubbio che ad autunno inoltrato, la stagione tradizionalmente più abbondante di piogge, i provvidenziali aiuti dal cielo tardano ancora ad arrivare.

Dal 18 settembre al termine della stagione irrigua (per legge le fuoriuscite di acqua dal lago di Garda verso il mantovano possono spingersi in primavera e in estate fino a 85 metri cubi al secondo), tutti auspicavano un progressivo aumento dei livelli, invece la quota del bacino è rimasta inalterata attestandosi malinconicamente al mezzo metro sopra lo zero idrometrico di Peschiera. Ieri il livello segnava sempre 50 centimetri, la quota più bassa degli ultimi dieci anni alla stessa data, con afflussi di 9,5 metri cubi al secondo e deflussi di 14 metri cubi al secondo, praticamente il minimo vitale per garantire l’attività delle centrali idroelettriche e tutelare il biosistema dei laghetti del mantovano, patrimonio Unesco.

«NELLO SPECIFICO - illustra il segretario generale della Comunità del Garda Pierlucio Ceresa - 6 metri cubi vengono convogliati nel fiume Mincio e utilizzati dalla centrale Montina, 7,5 vanno invece nel canale Mincio per alimentare la centrale di Montecorno e 0,5 metri cubi al secondo nel canale irriguo Seriola». Com’è noto, attorno al comprensorio benacense insistono diversi interessi non sempre coincidenti, tra turismo, attività dell’uomo, navigazione, ambiente e biodiversità. Per fare un esempio, proprio in questo ultimo ambito la prolungata siccità sta compromettendo la risalita delle trote lacustri nel fiume di Toscolano, uno degli ultimi tributari del lago di Garda che ancora ospita la «rimonta» riproduttiva di questa specie. Per questo sarà necessario anche nei prossimi mesi continuare nell’opera di «prevenzione», risparmiando a beneficio di tutti la risorsa idrica prima ancora che possano riproporsi situazioni di emergenza come quelle sfiorate nella scorsa stagione.

SI PUÒ PARLARE di situazione preoccupante per il Garda? «Nell’immediato no - analizza Ceresa - certo è che se la congiuntura dovesse perdurare, dovremmo mettere in conto inevitabili ripercussioni. Aspetteremo in ogni caso la fine del mese, poi è in programma un vertice con Aipo - l’Agenzia Interregionale per il fiume Po - per valutare il da farsi; nel frattempo monitoriamo costantemente i livelli cercando di risparmiare ogni goccia d’acqua disponibile e riducendo le uscite. Il bilancio definitivo si farà come consuetudine a fine inverno, prima dell’inizio della stagione irrigua, valutando anche l’apporto idrico dei manti nevosi. Certo è che se si inizia così, non c’è da stare molto allegri».

Dal 1995, alla stessa data, solo in un paio di occasioni, nel 2003 e nel 2007, i livelli del lago erano più bassi.

«L’unica nota positiva - aggiunge Ceresa - è data dal fatto che se i livelli del lago fossero stati più alti nei giorni scorsi quando il vento ha sferzato le coste, i danni ai litorali sarebbero stati molti di più».

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