Chiaretto, ecco la madre di tutte le bottiglie

di Alessandro Gatta
Dalla collezione di Vittorina una rarità: il Chiaretto più vecchio di tuttiCollezionista: Vittoria Turina L’etichetta del Chiaretto 1905
Dalla collezione di Vittorina una rarità: il Chiaretto più vecchio di tuttiCollezionista: Vittoria Turina L’etichetta del Chiaretto 1905
Dalla collezione di Vittorina una rarità: il Chiaretto più vecchio di tuttiCollezionista: Vittoria Turina L’etichetta del Chiaretto 1905
Dalla collezione di Vittorina una rarità: il Chiaretto più vecchio di tuttiCollezionista: Vittoria Turina L’etichetta del Chiaretto 1905

Salvo smentite, è la più antica bottiglia di Chiaretto esistente, un pezzo unico e introvabile che risale al 1905. Un cimelio straordinario, custodito gelosamente da Vittoria Turina a Moniga, la città del Chiaretto. E proprio di Chiaretto si tratta, nei giorni di «Italia in Rosa», perché la bottiglia in questione proviene dalle cantine Molmenti, quelle del senatore che di nome faceva Pompeo e che più di un secolo fa per primo diede un disciplinare (e un nome) a questo vino rosato. L’etichetta è un po’ smussata dal tempo, ma riporta ancora visibile la data di imbottigliamento timbrata dal ministero dell’Agricoltura. Anche il vino al suo interno, nonostante il tappo di sughero saldamente sigillato, sta lentamente evaporando. Ma c’è. LA BOTTIGLIA di Chiaretto più antica di tutte riposa nel buio del retrobottega del VittaMarket, storico negozio a due passi dalla piazza, fin dal 1978 gestito da Vittoria Turina, nota come Vittorina, che ancora oggi apre tutti i giorni con prodotti del territorio, vini della Valtenesi e primizie. «Quella bottiglia me la regalò la signora Anita Bertanzi nel 1968, quando è nato mio figlio Massimo», racconta.I Bertanzi sono i proprietari della villa che per anni ha ospitato «Italia in Rosa» (che adesso è in castello). Ma anche il VittaMarket è come un piccolo museo: per l’occasione Vittoria ha recuperato anche un Chiaretto del 1964 e un’altra chicca memorabile: una botte di vetro che è la storia del Chiaretto. «La botte - racconta Vittorina - è quella che Molmenti riempì di Chiaretto, caricò sul calesse e portò a Roma per farlo assaggiare ai suoi colleghi in parlamento». E quel vino piacque così tanto che pochi anni dopo (come ricordato ieri al convegno di Villa Galnica) già ricevette una Medaglia nazionale, nel 1903, e un riconoscimento del Ministero, nel 1904. L’anno dopo, 1905, nasceva lei: la nonna di tutte le bottiglie di Chiaretto. •

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