IL CASO. Un 53enne di Ghedi sabato mattina ha fatto irruzione armato di coltello in una tabaccheria di Leno. È stato rintracciato e fermato 3 ore dopo il colpo sfumato

Fuori dopo
l’omicidio, arrestato
per rapina

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I capelli spruzzati d’argento, il viso con qualche segno in più rispetto alle foto segnaletiche più recenti, ma anche dalle sfuocate immagini girate dalla rete di videosorveglianza del Comune di Leno i carabinieri non hanno faticato a riconoscerlo. L’autore della tentata rapina in tabaccheria era Eugenio Belleri, 53enne di Ghedi scarcerato da poco dopo aver scontato la pena per un omicidio commesso nel 1995.

TRE ORE DOPO IL RAID sfumato è stato fermato dai carabinieri: in casa sua sono stati trovati il coltello usato per minacciare la commerciante e la sgargiante cuffia di lana indossata durante l’irruzione nella tabaccheria. Nelle prossime ore Eugenio Belleri comparirà davanti al giudice per l’udienza di convalida dell’arresto. L’assalto alla tabaccheria-cartoleria Fostini in via Marconi a Leno è avvenuto sabato mattina alle 10: il rapinatore ha atteso che nell’esercizio aperto in pieno centro storico non ci fossero clienti ed è entrato impugnando un coltello con una lama di 20 centimetri con cui ha minacciato Lucia Fostini, moglie del titolare Giuseppe che in quel momento si era allontanato per sbrigare delle commissioni. La vittima ha cominciato a gridare «aiuto», fuggendo dall'uscita posteriore che porta all’alloggio annesso alla tabaccheria.

A quel punto Eugenio Belleri ha sradicato dalla nicchia il registratore di cassa, scaraventandolo a terra nel tentativo di aprirlo. Il contenitore di denaro però non si è aperto, e il rapinatore è fuggito.

Le indagini condotte dai carabinieri della stazione di Leno guidati dal maresciallo aiutante Francesco Laurino sono state rapide e incisive. La vittima della tentata rapina ha spiegato che l’individuo armato di coltello indossava una tuta blu, di quelle usate dagli operai metalmeccanici. Il volto era coperto da occhiali da sole e sulla testa si era calato una berretta di lana poco conciliabile con le temperature primaverili della giornata di sole.

I carabinieri hanno capito che, una volta uscito dalla tabaccheria in pieno giorno, il rapinatore non avrebbe potuto girare con quella tenuta ed hanno cominciato per questo a scandagliare tutte le immagini girate dalla rete di videosorveglianza privata e pubblica.

DA UN VIDEO hanno scorto l’individuo che si toglieva la cuffia di lana e, come nel montaggio cinematografico di un film, spezzone per spezzone, gli investigatori hanno cominciato a ricostruire, sulla scorta di un ipotetico tragitto di fuga, le immagini girate dalle diverse telecamere. I carabinieri sono riusciti in questo modo a individuare l’auto usata per scappare, una Opel Astra parcheggiata in via Desiderio, risultata poi intestata alla sorella di Eugenio Belleri. Ma la chiave di volta dell’indagine-lampo è stata la collaborazione con i carabinieri di Ghedi che, esaminando il fotogramma più nitido della sequenza girata da una telecamera comunale che immortalava il rapinatore in fuga inviato dai colleghi di Leno, hanno riconosciuto il 53enne. Attorno alle 14 Eugenio Belleri è stato arrestato nella sua abitazione mentre guardava la televisione. È tornato così in cella, dove era finito il 23 luglio del 1995 quando, durante un banale litigio in una spaghetteria di Ghedi, aveva rotto un boccale di birra e sgozzato con un fendente al collo che aveva reciso la giugulare Stefano Pedretti, un operaio di 23 anni.

I motivi della discussione degenerata nell’omicidio non sono stati mai del tutto chiariti. La vittima e Belleri frequentavano ambienti diversi, l’unico punto di contatto era «Pacì», quel locale in via Repubblica chiuso da tempo, diventato teatro del delitto. Un delitto il cui ricordo riaffiora in queste ore dopo l’arresto di Belleri. C.R.PR.

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