Discariche Caffaro
«La Franciacorta è
ancora in pericolo»

di Cinzia Reboni
Una porzione dei rifiuti scoperti nella discarica Vallosa di Passirano ancora al centro delle polemiche
Una porzione dei rifiuti scoperti nella discarica Vallosa di Passirano ancora al centro delle polemiche
Una porzione dei rifiuti scoperti nella discarica Vallosa di Passirano ancora al centro delle polemiche
Una porzione dei rifiuti scoperti nella discarica Vallosa di Passirano ancora al centro delle polemiche

Cinzia Reboni Tre «bombe ecologiche» dimenticate. Nonostante siano inserite nel Sin Caffaro, le discariche Pianera e Pianerino di Castegnato e la Vallosa di Passirano «non sono state “disinnescate“ - spiega Silvio Parzanini, presidente del Circolo Legambiente Franciacorta -. I 100 milioni stanziati per la bonifica sono stati monopolizzati dall’area Caffaro della città e dei paesi limitrofi, mentre la Franciacorta è stata lasciata a margine del piano di risanamento». NEL MIRINO di Legambiente c’è soprattutto la discarica di Passirano, tanto che nei prossimi giorni verranno diffidati sia il Comune che il commissario del Sin Caffaro Roberto Moreni e l’Ats perchè, come spiega l’avvocato Paola Ferrari che assiste Legambiente, «ci troviamo di fronte ad un danno erariale, a un investimento palesemente inutile e quindi di spreco di denaro pubblico. Senza contare gli effetti negativi sull’ambiente e alle persone, ad un’ordinanza non rispettata e a monitoraggi mai eseguiti». «Negli anni del boom industriale - sottolinea l’avvocato - è stato sotterrata qualsiasi tipo di rifiuto. Oggi ci troviamo di fronte a problemi enormi». L’ordinanza emessa nel 2002 dall’allora sindaco Angelo Zinelli, ripresa poi nel 2017, parla di divieto di commercio e consumo di prodotti destinati all’alimentazione umana e animale in un raggio di 500 metri dalla discarica. «Ma l’ordinanza è costantemente disattesa e non viene fatta rispettare. E intanto la discarica continua a trasudare veleni - spiega Edoardo Bai del Comitato scientifico nazionale di Legambiente ed esperto di bonifiche ambientali -. La discarica Vallosa è una delle più pericolose a livello regionale. È qui che vennero sepolti bidoni contenenti Pcb ed altri pericolosi inquinanti. Le analisi riscontrarono un alto livello di policlorobifenili nel sangue degli abitanti: 7 su 20 avevano valori fra i 30 e i 150 nano grammi per litro, contro valori normali che vanno dai 5 ai 15». AD OGGI, CONTINUA BAI, «non esiste un piano concreto di messa in sicurezza o bonifica dell’area e si vuole procedere con una semplice copertura. Ma è come nascondere la polvere sotto il tappeto. Prima o poi i veleni arriveranno alla falda, perchè non c’è barriera di protezione. Il finanziamento di 900 mila euro per l’indagine è una cifra ridicola: la bonifica per portar via 440 mila tonnellate di veleni costerebbe decine di milioni di euro. La disciplina in tema di bonifica dice che bisogna fare la messa in sicurezza di emergenza con una barriera idraulica, che prevede un “sarcofago“ che deve arrivare fino a trenta metri. In realtà qui si mette un capping di mezzo metro di argilla, ma sotto l’acqua continua a scorrere». Ma c’è un’altra anomalia. «L’area Minelli, confinante e comunicante con la Vallosa, è esclusa dalla progettazione di bonifica, nonostante sia inquinata come l’altra. Se copri un sito e lasci aperto l’altro, a cosa serve?». «LA VALLOSA oltre che pericolosa - aggiunge Parzanini - mina l’immagine dell’agricoltura biologica, che in Franciacorta vale il 70% dei produttori vitivinicoli. Inutile nascondere il problema, meglio affrontarlo». Legambiente invita a non abbassa il livello di sorveglianza nemmeno sulle discariche di Castegnato. «La Pianera sta inquinando da anni le falde - spiega Parzanini -. Alle sostanze cancerogene trovate con il monitoraggio delle acque di falda nel 2009, si è aggiunto anche il cromo esavalente e, secondo un’analisi del 2017, è stato evidenziato il superamento della concentrazione di piombo. L’Amministrazione civica avrebbe voluto utilizzare per la copertura il materiale vegetale esistente, ma non è stato possibile perchè è stato trovato Pcb anche nel terreno superficiale. Quindi è stato posato un telo per coprire tutto: un palliativo che non può rappresentare una soluzione definitiva». Il Pianerino, «a distanza di 15 anni dal suo inserimento nel Sin Caffaro, incredibilmente non è mai stato oggetto di controlli o indagini. Praticamente è una discarica fantasma», conclude Parzanini. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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