Capriano, torna
l’incubo scorie
radioattive

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Nuove ombre sul  destino delle scorie radioattive  custodite nella discarica di Capriano del Colle
Nuove ombre sul destino delle scorie radioattive custodite nella discarica di Capriano del Colle
Nuove ombre sul  destino delle scorie radioattive  custodite nella discarica di Capriano del Colle
Nuove ombre sul destino delle scorie radioattive custodite nella discarica di Capriano del Colle

Il fallimento della Metalli Capra getta inquietanti ombre sul destino della discarica di scorie radioattive lasciata in eredità da uno dei più gravi incidenti industriali con sostanze al cesio. I circa 220 mila metri cubi di rifiuti contaminati sono stoccati nel parco del Montenetto in territorio di Capriano. Nel 1989, negli stabilimenti della raffineria Metalli Capra venne fusa una partita di alluminio contaminato dal Cesio 137, isotopo radioattivo artificiale. I residui di quella lavorazione furono stoccati nell’ex cava che l’azienda utilizzava come discarica di rifiuti industriali. Le scorie sono state messe in sicurezza agli inizi degli anni Novanta dall’Enea, che all’epoca gestiva il settore nucleare. I tecnici fecero realizzare due silos per la raccolta del percolato, ovvero il liquido prodotto dal disfacimento degli scarti che da sette anni però starebbe contaminando l’ambiente. Nel 2012 l’Asl di Brescia ha ammesso al termine di un’istruttoria che la discarica non trattiene più il Cesio 137. Le perdite si sarebbero interrotte due anni più tardi, stando almeno agli esiti del fitto range di analisi sui campioni monitorati da 12 piezometri che sorvegliano le falde attorno al sito. La Metalli Capra ha fra l’altro continuato a raccogliere e smaltire il percolato. Ma lo stato di allerta permane, anzi si amplifica ora che l’azienda è arrivata al capolinea. IL POTENZIALE radioattivo della montagna di scarti è del resto superiore ai 100 Giga-bequerel, ovvero 100mila volte sopra i limiti di legge. La Metalli Capra prima di essere travolta dalla crisi aveva presentato attraverso la società Arcadis un piano di messa in sicurezza che teneva conto dello scivolamento a valle della discarica del fondo di argilla impermeabilizzato scoperto dalle indagini geologiche dell’Arpa. Per disinnescare definitivamente la «bomba ecologica» servirebbe un investimento che galleggia attorno ai 5 milioni di euro, risorse che difficilmente potranno reperire i curatori fallimentari. Anche se il parco del Montenetto è regionale, appare improbabile che il Pirellone si accolli l’onere della bonifica. Il «sudario» che custodisce le scorie radioattive si trova tra l’altro in una zona a rischio sismico nella traiettoria della faglia del Montenetto, circostanza che se da un lato rende più complessa l’operazione di messa in sicurezza, dall’altro potrebbe spingere il governo a reperire fondi dedicati. Ma il nodo resta anche come inertizzare i rifiuti. La bonifica sul campo prospettata dalla Metalli Capra prevede di stoccare il materiale estratto dalle vasche di rifiuti affinchè non abbia contatti con l’esterno. BISOGNEREBBE in questo caso squarciare la discarica per rinchiudere le scorie in un imponente bunker che andrebbe a «soffocare» dal punto di vista paesaggistico un’area naturalistica. Impercorribile la soluzione di trasferire i rifiuti contaminati in un sito nazionale per rifiuti radioattivi, che tra l’altro non è ancora stato localizzato dallo Stato. Di certo il fallimento allontana ogni soluzione a breve termine. Unica consolazione per i residenti di Capriano e dei paesi confinanti costretti a convivere con una discarica di rifiuti radioattivi è che le scorie non rappresentano un rischio per i vigneti che producono il vino Montenetto doc. Le vigne infatti - precisano i produttori del Consorzio -non vengono irrigate con acqua di falda, ma solo dalla pioggia. •

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