Rischio aviaria, scatta una doppia offensiva

Fabio Rolfi: assessore regionale
Fabio Rolfi: assessore regionale
Fabio Rolfi: assessore regionale
Fabio Rolfi: assessore regionale

Cinzia Reboni L’emergenza influenza aviaria è andata in archivio, ma all’orizzonte si staglia già una nuova minaccia. Gli allevatori si troveranno presto a fare i conti con una variante del virus. Si tratta del ceppo H5N6. L’andamento dell’influenza aviaria, isolata per la prima volta al mondo proprio a Brescia nel lontano 1902, fa prevedere - secondo l’Istituto Zooprofilattico - che la provincia non solo dovrà continuare a convivere con focolai ed epidemie, ma sarà fatalmente esposta anche al ceppo H5N6 che si sta sviluppando in Europa. Per prevenire la nuova offensiva del virus, la Regione avvierà anche nel Bresciano una campagna di monitoraggio per censire i luoghi di stanziamento della fauna acquatica selvatica, principale ma non esclusivo vettore della malattia. «Avremo così una mappatura dei luoghi critici, un documento strategico per varare un piano di prevenzione agendo direttamente sulle fonti del contagio - spiega l’assessore regionale all’Agricoltura Fabio Rolfi -. È inoltre allo studio con Veneto ed Emilia-Romagna un protocollo comune per la gestione dell’aviaria. È necessaria un’azione condivisa per gestire la crisi in maniera rapida, uniforme e omogenea». L’EPIDEMIA DI AVIARIA divampata a cavallo della fine del 2017 e l’inizio del 2018, ha imposto in Lombardia l’abbattimento di poco più di 3 milioni di volatili, quasi la metà in provincia di Brescia, che ha tra l’altro sacrificato all’altare della profilassi oltre 1,7 milioni di uova. Il settore avicolo in Lombardia conta 2.139 allevamenti per un totale di 31.661.081 capi. La nostra provincia è al primo posto, con 573 allevamenti e 13.514.427 capi. Gli allevatori bresciani vittime collaterali dei focolai dovranno attendere almeno fino al 2020 per gli indennizzi. Si tratta di tempi tecnici, legati anche alla complessità della trattativa che il ministero delle Politiche agricole ha intavolato con l’Unione Europea, ovviamente poco propensa ad aprire il portafoglio. Sono invece già state liquidate le perdite dirette (per Brescia 8,5 milioni), anticipate dalla Regione per rispettare i 90 giorni previsti per legge. I danni provocati dall’aviaria dall’aprile 2016 al settembre 2017 ammontano a 23 milioni di euro. I tempi di attesa per questa prima tranche di rimborsi portano al 2019. La prospettiva per gli allevatori è di vedersi riconosciuto, nella migliore delle ipotesi, il 50% dell’80%, quindi indicativamente 9,2 milioni, tenendo conto che pari importo dovrà poi essere sostenuto dal Governo. Di questa prima tranche, però, agli allevatori bresciani arriveranno poche briciole, in quanto nel periodo preso in considerazione si erano verificati soltanto un paio di casi di influenza aviaria. Ben diverso il conto dei danni della seconda tranche - dall’ottobre 2017 fino ad esaurimento dei focolai - che si annuncia almeno triplicato. Per Brescia il monte indennizzi da risarcire supera i 18 milioni. In questo caso, la partita si chiuderà solo nel 2020. Per aiutare gli allevatori, la Regione «stanzierà in sede assestamento di bilancio - annuncia l’assessore Fabio Rolfi - un milione di euro che, in aggiunta ai contributi ministeriali, finanzierà un bando per sostenere il settore». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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