«Quella
convivenza
era un inferno»

di Valerio Morabito
La moglie della vittima accompagnata in casermaFOTOLIVEIl sopralluogo del pubblico ministero Ambrogio CassianiFOTOLIVE  La finestra da cui si è affacciato Sebastian Stepinsky dopo l’omicidio
La moglie della vittima accompagnata in casermaFOTOLIVEIl sopralluogo del pubblico ministero Ambrogio CassianiFOTOLIVE La finestra da cui si è affacciato Sebastian Stepinsky dopo l’omicidio
La moglie della vittima accompagnata in casermaFOTOLIVEIl sopralluogo del pubblico ministero Ambrogio CassianiFOTOLIVE  La finestra da cui si è affacciato Sebastian Stepinsky dopo l’omicidio
La moglie della vittima accompagnata in casermaFOTOLIVEIl sopralluogo del pubblico ministero Ambrogio CassianiFOTOLIVE La finestra da cui si è affacciato Sebastian Stepinsky dopo l’omicidio

Naturalmente non era un problema sempre al centro dei pensieri della gente, ma anche se erano in tanti, a Fiesse, a immaginare che in quella casa potesse capitare qualcosa di grave. Così le sirene dell’ambulanza e quelle delle auto di servizio dei carabinieri ha fatto sobbalzare i cittadini, ma nessuno si è stupito della loro destinazione. Quella che si è consumata in via XX Settembre è stata una tragedia annunciata. Poi è arrivato lo sgomento per un episodio gravissimo senza precedenti, almeno dal secondo dopoguerra a oggi, in una comunità che conta poco più di duemila abitanti. A sottolineare i rapporti complicati esistenti tra la moglie di Marino Pellegrini e il figlio adottivo Sebastian, l’autore dell’omicidio, è stata una delle vicine di casa. Paola Cerutti, che abita nella villetta a schiera alle spalle dell’abitazione teatro del dramma e coinvolta suo malgrado in una situazione problematica con i dirimpettai. Vicini di casa intravisti solo qualche minuto prima che si consumasse il delitto. «Mia figlia ha visto Sebastian alla finestra del piano di sopra - racconta Paola -. Era dietro la zanzariera e come fa spesso l’ha fissata, senza dire nulla, e poi è andato via». Chissà: forse quando Sebastian ha incrociato lo sguardo della ragazzina di 16 anni aveva già ucciso il padre adottivo. «In questi anni abbiamo chiesto più volte l’intervento dei carabinieri - aggiunge Paola Cerutti - anche se non abbiamo mai presentato denuncia. Spesso la moglie di Marino Pellegrini urlava dalla finestra, ci minacciava e se la prendeva con i nostri due cani. In una circostanza hanno anche tagliato la rete della nostra recinzione ed è capitato pure che lanciassero dei polli nel giardino». Alta tensione, insomma; tanto che altri vicini affermano di aver pensato di vendere casa per andarsene da una situazione diventata insostenibile. «LE URLA erano frequenti, forse anche perché la madre in qualche circostanza era apparentemente sotto l’effetto dell’alcol - prosegue la testimone -, e più di una volta abbiamo avuto paura». Una situazione difficile, insomma; almeno stando al racconto raccolto dalla vicina. E un caso scomodo anche per altri concittadini dell’omicida, pronti per esempio - è il caso di una barista di via Zanardelli - a parlare senza mezzi termini della presunte propensione di Sebastian a infastidire le ragazze che incontrava. • V.MOR.

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