Processo Green Hill-bis Chieste nuove condanne per veterinari e lavoratori

di PA.CI.
La sentenza sul processo Green Hill bis è attesa per il 25 giugno
La sentenza sul processo Green Hill bis è attesa per il 25 giugno
La sentenza sul processo Green Hill bis è attesa per il 25 giugno
La sentenza sul processo Green Hill bis è attesa per il 25 giugno

In primo grado erano stati tutti assolti perché il fatto non sussiste. La procura di Brescia aveva fatto ricorso contro la decisione del tribunale e ieri si è aperto il processo d’appello a carico di due veterinari e di tre dipendenti di Green Hill, l’allevamento di beagle di Montichiari chiuso nel 2012 dove venivano cresciuti cani destinati alla sperimentazione scientifica. Maltrattamenti, uccisione di animali, omessa denuncia e falso in atto pubblico i reati contestati a vario titolo ai veterinari Roberto Silini e Chiara Giachini. CINZIA Vitiello, Antonio Tabarelli e Antonio Tortelli, i tre dipendenti invece devono rispondere di falsa testimonianza per quello che avevano dichiarato nel processo celebrato contro i vertici dell’allevamento. Il sostituto procuratore Gianpaolo Volpe ha chiesto che i giudici di secondo grado accolgano il ricordo della Procura e che le cinque persone alla sbarra vengano condannati alle pene chieste al termine della discussione del processo di primo grado celebrato con il rito abbreviato IL SOSTITUTO procuratore Ambrogio Cassiani allora aveva chiesto due anni di reclusione per i veterinari e dieci mesi per i tre dipendenti. Le difese dei cinque, gli avvocati Eustacchio Porreca e Massimo Bonvicini per i veterinari e Gianluca Venturini per tutti e tre i dipendenti hanno chiesto che la corte confermi la sentenza di primo grado. Hanno invece depositato una memoria scritta le parti civili ammesse al processo: Lav, Legambiente e l’Ente nazionale protezione animali. Il processo è stato aggiornato al 25 giugno quando la corte si ritirerà per la camera di consiglio da cui uscirà con la sentenza.A ottobre del 2017 la Cassazione aveva reso definitiva la sentenza di condanna nei confronti dei vertici dell’allevamento: un anno e sei mesi per Ghislane Rondot, co-gestore della struttura, e per il veterinario Renzo Graziosi; un anno per il direttore Roberto Bravi.

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