Manara punta l’indice
«La pubblicità ha grandi
colpe in queste vicende»

«Il gioco d’azzardo patologico fa parte delle tante dipendenze dei nostri tempi, come quella tradizionale dalle droghe o dall’alcol così diffuso tra i giovani o come i disturbi alimentari, ma con un problema in più - afferma Fausto Manara, psichiatra e psicoterapeuta - perché viene rinforzata a livello mediatico dato il significativo ritorno economico per lo Stato. Quindi non c’è nessun freno, per quanto si facciano iniziative per limitarne la diffusione, vengono annullate dalla pubblicità anche di personaggi famosi ai siti di scommesse».

PER MANARA uno degli aspetti drammatici della nostra epoca è che «il malato non è solo chi è dipendente dalla malattia, ma anche chi utilizza la dipendenza delle persone per fare cassa». Per quanto il disturbo sia diffuso, gli sportelli per l’ascolto e per la cura sono ancora sporadici, nonostante la Regione Lombardia abbia messo a disposizione fondi per la loro diffusione. A Bagnolo, in via Gramsci 176, funziona un servizio multimediale integrato gestito dalla cooperativa «Il mago di Oz» che fa parte della rete dei Servizi sociosanitari dell’Ats di Brescia. La psicologa e psicoterapeuta Roberta Orsini sottolinea come il fenomeno stia dilagando dato che solo nel centro bagnolese ci sono una trentina di casi aperti, quasi sempre legati a situazioni debitorie e relazioni familiari ovviamente difficili. «Nessuno per fortuna così grave da implicare il dramma della sparizione. Si tratta comunque di problematiche che richiedono una rete sociale e familiare forte e la consapevolezza di voler affrontare la dipendenza. Poi ogni situazione cambia anche a seconda della personalità del paziente che si esprime secondo problematicità diverse. Spesso però c’è un accumulo di situazioni, di debiti e bugie che il paziente non si sente più in grado di recuperare e che lo fanno sentire drammaticamente solo». «Nonostante di tratti di un problema conosciuto - riprende Manara - non è considerato nella sua portata drammatica per la popolazione, bisognerebbe anziché consentire la pubblicità di comportamenti che possono creare dipendenza e di cui si è quindi consapevoli, emanare invece una legge che proibisca lo stimolo alla dipendenza. Oltretutto le persone in cura andrebbero tenute lontano dai pusher che invece per il gioco sono legalizzati». Aggiungiamo che la nostra società «instilla ambizioni di successo e di ricchezza, stimola la dipendenza da un sogno di arricchimento facile e di una altrettanto facile soluzione di crisi e difficoltà economiche» e, è il caso di dirlo, il gioco è fatto.M.MON.

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