Leno sulle barricate contro il biodigestore

di Milena Moneta
Il pubblico che ha affollato ieri sera l’auditorium di Cassa Padana per l’assemblea sul biodigestore
Il pubblico che ha affollato ieri sera l’auditorium di Cassa Padana per l’assemblea sul biodigestore
Il pubblico che ha affollato ieri sera l’auditorium di Cassa Padana per l’assemblea sul biodigestore
Il pubblico che ha affollato ieri sera l’auditorium di Cassa Padana per l’assemblea sul biodigestore

C’è chi dice no: in particolare il «Comitato per la salvaguardia del territorio di Castelletto di Leno», con il presidente Gigi Gobbi, il «Comitato per la salvaguardia del territorio pavonese» e il «Comitato NO biodigestore», nati di recente per esprimere il proprio diniego, insieme al Comune, all’impianto di trattamento rifiuti Forsu (frazione organica del rifiuto solido urbano) da 55.000 tonnellate l’anno, previsto dal progetto di Agrinatura srl, che vorrebbe realizzarlo proprio nella frazione di Castelletto, in località Torri Olmo Sopra. UN «NO» FORTE e chiaro pronunciato nell’affollato incontro di ieri sera nell’auditorium di Cassa Padana, esteso anche alla richiesta della Biometano srl di un altro impianto da realizzare sulla strada bassa per Ghedi (vicino alla cascina Gatti) per trattare circa 50.000 tonnellate di rifiuti l’anno. «Non servono nuovi impianti visto che quelli esistenti in Lombardia hanno una capacità ricettiva superiore del 45% rispetto al fabbisogno regionale mentre la nostra terra, di riconosciuta importanza agro-alimentare, diventa di fatto il destino ultimo di tanti rifiuti» hanno detto cittadini preoccupati e impotenti durante l’incontro, moderato da Umberto Scotuzzi. Hanno preso la parola Fabio Rolfi, assessore di Regione Lombardia all'Agricoltura e alle aree verdi che ha sottolineato la criticità del progetto, pronto a ridurre le deroghe; Gian Antonio Girelli, consigliere regionale nella commissione Sanità, che ha invocato maggior sintonia legislativa con sensibilità ambientale; Ettore Prandini, presidente nazionale di Coldiretti che ha messo sul piatto l’ipotesi che alla gestione dell’impianto sia interessata A2A; Cristina Tedaldi, sindaco del Comune, e Rossella de Pietro, assessore all’Ambiente, don Gabriele Scalmana incaricato per la Salvaguardia del creato della diocesi, Marino Ruzzenenti, storico dell’ ambiente, l’ingegnere Massimo Cerani e Laura Corsini presidente del «Comitato cittadini di Calcinato». I biodigestori sono impianti per smaltire l’umido domestico e scarti di agricoltura in assenza di ossigeno, riducendo le emissioni di gas serra in atmosfera e producendo energia termica ed elettrica attraverso la digestione anaerobica che si svolge in reattori chiusi: i rifiuti digeriti e miscelati con batteri producono compost trasformato in biogas, a sua volta trasformabileb in energia termica o elettrica. La richiesta di realizzare quello di Leno è stata presentata in Provincia a luglio 2016 per una Via, valutazione di impatto ambientale, poi ritirata e sostituita da una nuova nel 2017, seguita dalla conferenza di servizio nel giugno di quest’anno. Osservazioni critiche sono state presentate dall’amministrazione - compresa la cementificazione di 30 mila mq, consumo suolo agricolo e la mancanza di un piano provinciale dei rifiuti - che ha chiamato in causa le norme regionali in materia, e dal comitato di cittadini convinti che impianti del genere «costituiscano forte criticità per l’ambiente e la salute pubblica specie per il fragile e delicato equilibrio dell'ecosistema vigente in gran parte del territorio lenese». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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