Il campanile
resta muto
per 40 giorni

di Milena Moneta
Il caricamento di due campane per il trasporto a CoccaglioLa rimozione delle campane dalla cima del campanile
Il caricamento di due campane per il trasporto a CoccaglioLa rimozione delle campane dalla cima del campanile
Il caricamento di due campane per il trasporto a CoccaglioLa rimozione delle campane dalla cima del campanile
Il caricamento di due campane per il trasporto a CoccaglioLa rimozione delle campane dalla cima del campanile

Il campanile di Ghedi si è ammutolito e per i prossimi quaranta giorni dovrà fare a meno del «palpito sonoro» delle 8 campane di bronzo che sbatacchiano da oltre settanta anni, dato che, tolte durante la guerra, sono state riposizionata a fine conflitto. Giorni fa una gru, richiamando decine di curiosi e «commentatori da cantiere», si è alzata fino a raggiungere i 32 metri di altezza del campanile ed ha portato a terra le campane per dirigerle nella sede di Coccaglio della ditta «Dan» di De Antoni che si occupa da sempre della loro manutenzione ed è specializzata in interventi sulle campane. NON CHE QUELLE ghedesi avessero crepe perché in tal caso non c’è restauro che tenga, semplicemente si tratta di rifare e sostituire i supporti lignei che hanno anche il compito di assorbirne le vibrazioni. Su decisione della Curia e della Soprintendenza si procederà anche alla loro pulitura e alla sabbiatura delle intelaiature di ferro. «Era già qualche anno che avevamo necessità di intervenire sull’impianto di sostegno - afferma il parroco Gianmario Morandini - e finalmente abbiamo potuto procedere». Il tutto per un costo di circa 35 mila euro o poco più che la parrocchia intende pagare con le libere offerte dei cittadini. «Non abbiamo fatto nessuna campagna di raccolta - prosegue monsignore - perché la gente sa quali opere dobbiamo fare e non ha bisogno di essere sollecitata per aiutarci. Del resto le campane sono un patrimonio culturale, storico e liturgico di tutta la comunità». «D’altra parte anche il battacchio che colpisce sempre lo stesso punto può danneggiare la campana o provocare qualche stonatura» precisa ancora Angelo Bonini, storico locale che alla chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta ed alla sua torre campanaria ha dedicato un interessante volume edito dalla Fondazione Civiltà Bresciana. È lui che ricorda ai concittadini che la base della torre è tardo gotica, due-trecentesca, alzata un poco tra il 1600 e il 1700 e di nuovo nell’ultimo quarto dell’800 quando fu portata ai metri attuali. Proprio a quell’epoca, al 1874, risale la campana più antica, mentre quella più recente è frutto di una autotassazione di soci di quella che allora si chiamava Cassa rurale - oggi Bcc - che nel 1930 rinunciarono ai loro dividendi. Le campane si salvarono poi dal sequestro e dalla fusione per farne cannoni ordinata dai tedeschi nell’ultimo conflitto mondiale, così che i rintocchi da allora accompagnano le fasi della vita dei cittadini e «rendono più sopportabile il nostro passaggio terreno». Per la cerimonia del Corpus Domini dovrebbero tornare a suonare, con il ripristino delle corde anche per il funzionamento manuale. Nel frattempo un impianto elettronico con altoparlante diffonde i suoni programmati, ma «la gente si è accorta della differenza tra il suono meccanico e quello originale, le tinnule campane di pascoliana memoria sono un’altra cosa» conclude il parroco. •

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