Acquedotti, microbi in un Comune su tre

Cinzia Reboni L’anno scorso un paese bresciano su tre ha dovuto fare i conti con la presenza di batteri nella rete idrica. Al netto dei test dei gestori, l’Ats ha portato alla luce centosettantasei casi di «contaminazione» su 25.884 test eseguiti, praticamente meno dello 0,7%, uno ogni 147. La «salute» delle acque bresciane nel 2017 può dirsi «stazionaria» - nel 2016 erano stati 139 su 26.820 i campioni non a norma, vale a dire lo 0,5% circa, uno ogni 193 -: l’acqua insomma non sarà al top della qualità, ma di certo è controllata e sicura. Merito della «stretta sorveglianza» di Ats, il cui compito è di garantire un adeguato monitoraggio dell'«oro blu» destinato al consumo umano. NEL 2017 64 COMUNI si sono trovati a fare i conti con la presenza di batteri nei punti di emungimento, contro i 68 del 2016: di questi, 45 hanno risolto il problema nel primo trimestre 2018 e sono «spariti» dalla black list. Per 19 invece la contaminazione si è ripresentata. Dal primo gennaio al 31 marzo 2018 sono entrati nella lista di sorveglianza altri 19 paesi: tra questi, Bassano, Calvisano, Gavardo, Limone, Lodrino, Lonato, Padenghe, Passirano e Sabbio Chiese non avevano mai presentato anomalie nel 2017. Il monitoraggio effettuato dall’Ats di Brescia riguarda i 727 punti rete presenti sul territorio (29 nella sola città), mentre i cosiddetti «controlli di routine» di pozzi, sorgenti e punti di approvvigionamento da corpo idrico superficiale - vale a dire laghi e torrenti - è di competenza degli enti gestori dell'acquedotto. Le analisi dei campioni di acqua effettuate dal Laboratorio di Sanità pubblica dell'Ats - 164 i Comuni sotto tutela del distretto di Brescia - sono volte a rintracciare la presenza di microrganismi indicatori di contaminazione microbiologica (in particolare di natura fecale) o chimica, che può derivare da fenomeni naturali o da attività produttive. Per quanto riguarda il reparto microbiologico, vengono indagati i parametri di conta batterica a 22 e a 36 gradi, i coliformi, ossia la contaminazione da patogeni, l'escherichia coli, indice di inquinamento fecale o potabilizzazione insufficiente, gli enterococchi (sospetta presenza di enterovirus), il clostridium perfrigens con presenza di spore, gli stafilococchi patogeni e la pseudomonas aeruginosa, che indica la presenza di carbonio organico assimilabile dai batteri. Nel 2017 sono stati raccolti complessivamente 6.362 campioni, 1.413 quelli relativi al primo trimestre 2018. Come detto, sono stati 25.884 i test eseguiti lo scorso anno e 5.685 quelli già effettuati quest’anno. Facendo una media, sono 14,6 al mese i campioni non conformi rilevati nel 2017, mentre si sale a 22 test negativi mensili nel primo trimestre 2018. Ma va detto che il più delle volte le campionature negative sono dovute ad anomalie estemporanee. É IL CASO DI SAREZZO, dove nel 2017 si registravano 3 campioni non conformi, aumentati a 5 nei primi tre mesi del 2018. Le analisi effettuate nei primi giorni di aprile hanno però azzerato tutte le anomalie. «La cosa è presto spiegata - sottolinea il sindaco di Sarezzo, Diego Toscani -: spesso vengono registrate difformità e rilevate tracce di inquinamento microbiologico perchè il punto di prelievo, in questo caso la fontanella di via Roma, viene utilizzato per abbeverare gli animali. Ma le analisi vengono svolte con precisione, e grazie ai numerosi monitoraggi la qualità dell'acqua è sempre sotto controllo». Lumezzane - insieme a Castelcovati, Concesio, Lavenone, Odolo e Vobarno - è tra i Comuni che sono riusciti ad «abbattere» i dati del 2017 che oscillavano tra i 6 e 7 test negativi. «Può capitare che i prelievi vengano fatti mentre sono in corso degli interventi di manutenzione - spiega il primo cittadino di Lumezzane, Matteo Zani -, ma i valori rientrano sempre immediatamente. Anche perchè la nostra acqua è essenzialmente di fonte: non a caso è tra le migliori di tutta la provincia». La siccità ha giocato un ruolo determinante nella crescita dei microbi in paesi che storicamente attingono da sorgenti di alta qualità, come quelli della Valcamonica. Infine, un dato positivo: i Comuni che stavano peggio in assoluto lo scorso anno (Bagolino, Bovegno e Ghedi) hanno praticamente azzerato o drasticamente limitato il problema. •

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