L’ultima svolta
di piazza Arnaldo:
il restyling vintage

di Eugenio Barboglio
Il Mercato dei Grani in Piazza Arnaldo
Il Mercato dei Grani in Piazza Arnaldo
Il Mercato dei Grani in Piazza Arnaldo
Il Mercato dei Grani in Piazza Arnaldo

E se piazzale Arnaldo tornasse alle origini? Non è una ipotesi peregrina. La Loggia, si sa, sta pensando di pedonalizzarla, e il fatto che la Prefettura abbia imposto la chiusura nel fine settimana ha accelerato il progetto. Ma è difficile che il Comune la pedonalizzi e al contempo la lasci come è. La chiusura al traffico porterebbe con sè interventi viabilistici, su plateatici ma anche architettonici. E il progetto architettonico su cui stanno ragionando negli uffici comunali è appunto all’insegna di un ritorno al passato. Si tratterebbe cioè di cancellare l’aiuola centrale, che oggi permette alle auto di fare il giro della piazza. E realizzare una pavimentazione che consegni lo spazio al passeggio, alle biciclette, insomma in esclusiva alle persone e non più ai veicoli. Fioriere, panchine, elementi di arredo renderebbero la piazza una vera piazza, da vivere pienamente come tale tutto il giorno e non più nelle sole ore notturne. Piazza dunque, e non snodo del traffico.

UNA NOVITÀ assoluta? Dipende. Novità per il ventesimo secolo, certamente per questo ventunesimo, ma non lo è se guardiamo più indietro, se retrodatiamo l’analisi all’ottocento, quando davanti al Mercato dei Grani si stendeva una spianata. Precedentemente c’erano degli orti, che con l’acquisizione dell’area da parte del Comune vennero cancellati lasciando spazio allo slargo. Non c’era a quel tempo alcun elemento centrale, come l’aiuola, solo passatoie per i carri che poi diventarono i binari per le tramvie. Era un luogo di commerci, di traffici, si scambi. La sistemazione attuale venne realizzata più tardi, nel secolo scorso. E da allora, a dettare legge sono state le automobili, le esigenze della spesa nei negozi, quella dei figli da accompagnare a scuola, dei pullman che scaricano i turisti diretti al vicino Museo di Santa Giulia. Praticamente fino allo scorso anno, quando questa Giunta ha inserito alcune novità: calmierato il traffico, ridotto e modificato i parcheggi a raso, dato nuove regole ai plateatici di bar e ristoranti. Così il piazzale ha imboccato una strada alla fine della quale ci dovrebbe essere la pedonalizzazione. Con un nuovo disegno architettonico che lo dovrà fare assomigliare all’immagine che vediamo nella foto d’epoca pubblicata qui sopra, accanto a quella del piazzale come è ora. In una sorta di revival o ritorno al passato. «Sarà un progetto che però dovremo fare insieme: con gli esercenti pubblici, con i residenti, con il Consiglio di quartiere, ma soprattutto con la Sovrintendenza. Ho sempre detto che però prima avremmo dovuto vedere come funzionavano gli altri interventi che abbiamo fatto. A partire dalla valorizzazione del Mercato dei Grani. E vederli sull’arco delle quattro stagionalità. L’anno scade a primavera. A quel punto potremo aprire un tavolo con tutti i soggetti che hanno interesse sulla piazza e con l’ente di via Calini», sottolinea l’assessore ai Lavori Pubblici, Valter Muchetti. Un’operazione che tuttavia difficilmente avrà avvio prima delle elezioni, e quindi in concreto, un dossier che si aprirà con l’aprirsi del nuovo quinquennio di consiliatura il Loggia. La pedonalizzazione sarà necessariamente accompagnata da tutta una serie di interventi volti ad rimodulare le regole della viabilità in quel quadrante urbano. A cominciare dai sensi di marcia ovviamente, che dovranno essere pensati per garantire un sistema fluido di ingresso ed uscita dal centro verso l’est della città. E ancora prima, dovrà esserci una soluzione al problema dei passi carrai che affacciano sul piazzale.

PER IL PIAZZALE si profila dunque una nuova svolta. Era nato negli ultimi scorci del settecento, quando la grande Ortaglia di proprietà dei monaci Cassinesi che gestivano il monastero di Sant’Afra, viene acquisita dal Comune. Che dà avvio ad una rivoluzione urbanistica, guidata dall’intenzione di razionalizzare la viabilità del luogo, che per la presenza del Mercato dei grani è un crocevia di trasporti di merci. Più in là sorgeranno anche i caselli daziari. E a testimonianza della vocazione commerciale, la piazza prende il nome dall’edificio più importante: il Meracto dei grani. La seconda svolta, nella seconda metà dell’ottocento, è legata alla demolizione delle mura cittadine: viene eretta la statua di Arnaldo, e insieme all’urbanistica cambia anche la toponomastica: il piazzale prende il nome del frate riformatore. Figura però un po’ troppo rivoluzionaria per il fascismo. Cosi la terza svolta coincide con un nuovo cambio di nome: nel Ventennio chi passa di lì passa da piazza Dieci Giornate, che dal punto di vista della struttura ha già la conformazione attuale. Nel Dopoguerra il Comune ripristinerà il nome cancellato dal regime, e ora si appresta a mettere in atto l’ultima delle svolte: una nuova pavimentazione, l’addio all’aiuola, la pedonalizzazione. Un restyling vintage.

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